Quante volte, ascoltando una bella canzone in radio, ci ritroviamo a sorridere “richiamando alla memoria” un momento speciale della nostra vita? Un esempio? La ninna nanna che ci cantavano da bambini: una melodia, che pur essendo regolata da un ritmo generalmente dolce e un po’ malinconico, era in grado di rasserenarci e di farci addormentare in un’atmosfera calda e confortante. Che tale successione di suoni, piacevoli all’orecchio umano, susciti in noi emozioni ed evochi ricordi, non è certo una novità… Pertanto, negli ultimi tempi, la scienza ha dimostrato che ascoltare musica, o produrla, fa bene alla salute fisica e mentale. Ma perche la musica apporta benefici a corpo e mente?
La musica ama giocare con i nostri sensi; non a caso, oltre a promuovere la salute, ha un enorme potere terapeutico.
Sono numerosi gli studi che dimostrano gli effetti, i benefici e l’applicazione terapeutica della musica. É una mano santa per la salute psico-fisica, dato il suo enorme potere curativo, in grado di estendersi liberamente tra le principali malattie mentali (dai disturbi dell’umore ad un’enorme varietà di sindromi, tra cui la dislessia, le difficoltà di apprendimento, l’autismo, la demenza e le patologie degenerative).
Per di più, l’esercizio muscolare associato all’utilizzo di uno strumento, assume le vesti di un’efficace e piacevole trattamento riabilitativo, riservato anche ai pazienti affetti da patologie neurologiche che, a loro volta, determinano un eccesso o una riduzione del movimento.
Benefici della musica su corpo, mente, relazioni e altro
Poco importa se si decide di suonare per hobby o per facilitare/favorire obiettivi terapeutici: entrambe le ragioni “riproducono” un sistema in grado di stimolare l’attività cerebrale.
Ma non solo. La musica…:
- fa bene al cuore,
- stabilizza la pressione sanguigna,
- aiuta la respirazione,
- aumenta la produzione di serotonina ed ossitocina,
- favorisce il rilassamento generale.
Il cosiddetto “effetto Mozart“, ad esempio, aumenta l’attività dei geni coinvolti nell’apprendimento e nella memoria, in quanto migliora la concentrazione e la produttività.
Offre, inoltre, a chi la ascolta e a chi la produce, la possibilità di trasmettere e di riconoscere le proprie emozioni, di “spogliarsi” dei propri sentimenti facendo ricorso ad un tipo di comunicazione non verbale.
Prendiamo come esempio le persone autistiche: tale forma di terapia, permette all’ambiente esterno di entrare in contatto con loro, dando il via ad una vera e propria fase di apertura.
La musica, oltre ad essere una disciplina artistica in grado di toccare il cuore di ognuno di noi, promuove l’aggregazione tra i giovani e alimenta il senso di appartenenza alle comunità di riferimento. Un esempio? Le marce sinfoniche suonate dalle bande, capaci di tenere unito un gruppo durante la celebrazione di un evento. Per non parlare poi dei balli di gruppo, perfetti per divertirsi, fare movimento e stare in compagnia!
La musica si è rivelata fondamentale per lo sviluppo fisico, emotivo e intellettuale dei più piccoli, aiutandoli così a stimolare e a migliorare le proprie capacità di problem solving in modo pratico ed efficace.
Il potere della musica: sentire, guarire e connettersi
Stando a quanto appena detto, perché non trarre vantaggio dal potere terapeutico della musica? É esattamente il motivo per cui è nata la “musicoterapia”, una disciplina che utilizza l’arte dei suoni come mezzo, con l’idea di sviluppare, curare ed esaminare la relazione tra il musicoterapeuta e i pazienti, ma anche per diffondere le azioni benefiche nella psiche di questi.
Lo scopo principale è quello di migliorare il loro standard di vita per poi reinserirli nella società.
Tale disciplina paramedica, produce ottimi risultati indipendentemente dall’età e dai problemi di salute mentale; nello specifico parliamo di:
- Balbuzie;
- Difficoltà affettivo-relazionali;
- Disturbi dell’apprendimento (dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia);
- Disturbi dell’umore;
- Stanchezza mentale, non a caso favorisce il rilassamento e riduce lo stress.
Inoltre, aiuta le persone traumatizzate, i malati psichiatrici, i portatori di Handicap, i soggetti con difficoltà emotive comportamentali o affetti da dipendenze, ecc.