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sabato, Novembre 23, 2024

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Quanto tempo impiega la plastica a decomporsi?

La plastica è tra i materiali più inquinanti che impiega più tempo a degradarsi. Nella nostra vita quotidiana utilizziamo molti oggetti realizzati con questo materiale. I rifiuti in plastica difatti sono altamente inquinanti, basta pensare che una bottiglia di plastica non riesce mai ad essere smaltita del tutto dall’ambiente. In quanti anni precisamente si decompone la plastica?

Il materiale che impiega più tempo a degradarsi

La maggior parte delle materie plastiche non sono biodegradabili, cioè non possono essere disintegrate da microrganismi, come funghi e lieviti – responsabili di questo processo biologico naturale – ma devono essere trattate con metodi di riciclaggio (meccanici o chimici).

plasticaIl problema è che questo prodotto non sempre viene smaltito nel modo giusto quindi spesso finisce nelle strade, nelle discariche o negli oceani; infatti, si stima che degli 8,3 miliardi di tonnellate di plastica che gli esseri umani hanno prodotto dal 1950 ad oggi, la stragrande maggioranza risiede ancora in discariche all’aperto o in natura. Più della metà di tutta quella plastica è stata prodotta dopo il 2004, a causa del boom che ha iniziato ad avere il suo utilizzo nell’ultimo decennio. Gli esperti avvertono che, se questa tendenza continua, entro il 2050 circa 12 miliardi di tonnellate di rifiuti di plastica inquineranno l’ambiente.

Fatti e cifre

maggiori produttori di rifiuti di plastica pro capite sono gli Stati Uniti, il Giappone e l’Unione Europea.

  • Bottiglie di plastica: circa 500 anni, altri studi invece affermano che non vengono mai smaltite;
  • Suola delle scarpe: da 10 a 20 anni;
  • Filo da pesca: 600 anni;
  • Mozzicone di sigaretta: da 1 a 5 anni;
  • Pannolino: 450 anni;
  • Palloncino: 6 anni;
  • Posate di plastica: 400 anni;
  • Vetro: dai 65 ai 75 anni;

plastica e cartaPer quanto riguarda i sacchetti di plastica decomponibili possono restare nell’ambiente fino 20 anni.  La plastica metallizzata invece necessita di circa 80 anni: si tratta del materiale realizzato per i sacchetti delle patatine fritte. Gli anelli di plastica delle bevande impiegano circa 100 anni per decomporsi.

Ogni minuto un milione di bottiglie di plastica vengono acquistate nel mondo. Solo il 7% di quelli che vengono fabbricati vengono utilizzati per crearne di nuovi. La produzione globale di resine e fibre è aumentata da due milioni di tonnellate nel 1950 a 380 milioni di tonnellate nel 2015. Prima del 1980 il riciclaggio e l’incenerimento della plastica erano trascurabili. Se tutto questo continua, entro il 2050 ci sarà più plastica negli oceani che pesci.

Che danno causano?

plastica negli oceaniAd esempio, la plastica nel mare si degrada in milioni di micro-frammenti che raggiungono l’organismo degli animali marini, che non sono in grado di distinguerli dal cibo. Oltre al fatto che la sua ingestione può atrofizzare il loro sistema digestivo, alcune specie come gli uccelli marini o le tartarughe di solito rimangono impigliate in sacchetti di plastica che possono causare la morte per soffocamento.

In questi ambienti, la plastica si accumula in aree note come vortici oceanici, che sono aree in cui i venti creano correnti circolari che assorbono tutti i detriti galleggianti. Ce ne sono cinque nel mondo: Nord Pacifico, Sud Pacifico, Nord Atlantico, Sud Atlantico e Oceano Indiano. Solo nei primi tre mesi del 2018 sono state rimosse fino a 22 tonnellate di rifiuti marini.prodotti biodegradabili

Il riciclaggio della carta inquina?

La carta riciclata non è necessariamente ecologica: tutto dipende dal processo utilizzato. Molte volte lo sbiancamento della carta riciclata viene fatto con il cloro, che è inquinante quanto la produzione in modo convenzionale. La differenza tra carta “riciclata” ed “ecologica” è che quest’ultima utilizza una procedura non inquinante per sbiancarla, dal perossido di idrogeno (perossido di idrogeno) o dall’ozono.

Questo sistema di sbiancamento della pasta di carta è chiamato PFC (Chlorine Free Process), per produrre carta TCF (Totally Chlorine Free). Vale anche la pena ricordare che questo elemento contamina quando reagisce con le molecole di legno, poiché genera sostanze note come organoclorurati che influenzano direttamente il sistema immunitario dell’uomo.

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