Nella maggior parte delle lingue, la frase “piangere lacrime di coccodrillo” viene utilizzata quando si fa riferimento ad una persona che finge di provare dispiacere quando in realtà non nutre alcun interesse, per tanto non ha un comportamento sincero.
Origini del mito
L’espressione usata in associazione con l’animale predatore non è stata scelta affatto a caso. Si riferisce a un pianto ingannevole e ipocrita che le persone spesso usano per intimidire chi ci circonda.
Il detto trae origini dalla leggenda secondo la quale i coccodrilli piangevano dopo aver ucciso e divorato le loro prede. Sulla riva del Nilo, i coccodrilli piangendo come umani e fingendo di soffrire, attiravano l’attenzione e quando le persone si avvicinavano, venivano divorate. Gli scienziati hanno anche sviluppato un’ipotesi:
“Le ghiandole lacrimali dei coccodrilli sono controllate dallo stesso circuito neuromotorio che regola sia le ghiandole salivari che gastriche”, motivo per cui, quando i rettili mangiano, le ghiandole lacrimali si attivano.
In alcuni casi invece viene riportato che a piangere siano le femmine di coccodrillo che depongono numerose uova sulla terra e subito dopo la nascita dei piccoli, l’alligatore li mette in bocca per trasportarli in acqua al sicuro dai predatori, durante questo intervento, la lacrimazione aumenta di intensità.
Seducendo così le loro prede, i coccodrilli ottenevano ciò che volevano… Da qui l’espressione “versare lacrime di coccodrillo”, usata regolarmente oggi per ingannare le persone troppo credulone. Il mito affonda le origini nel XIII secolo, e venne diffuso nella cultura europea dal libro “I viaggi” di John Mandeville. Lo stesso William Shakespeare viene in contatto con questa leggenda a cui fa riferimento nel suo scritto “Otello“, nel 1603.
«Demonio, sì, demonio! Se la terra potesse partorire fecondata da lacrime di femmina, ogni goccia sarebbe un coccodrillo!» Otello, atto 4, scena I
La verità dietro al mito
Sicuramente i coccodrilli non piangono perché provano pentimento dopo aver catturato una preda bensì per lubrificare e mantenere pulito l’occhio. Le ghiandole lacrimali sono vicine a quelle salivari per tanto quando i grossi predatori mangiano esse si stimolano a vicenda dando il via al famoso pianto. A tal proposito possiamo ricordare una patologia conosciuta con il nome di “Sindrome di Bogorad” oppure “sindrome delle lacrime di coccodrillo” caratterizzata dalla lacrimazione durante la masticazione. I rettili inoltre non hanno le ghiandole sudoripare e quindi non sudano, per tanto per espellere tutto il sale presente nel loro organismo utilizzano le lacrime.
Coccodrilli, antichi rettili
Le dimensioni, la morfologia, il comportamento e l’ecologia del coccodrillo differiscono in qualche modo tra le specie. Tuttavia, hanno molte somiglianze anche in queste aree. Tutti i coccodrilli sono semi-acquatici e tendono a riunirsi in habitat di acqua dolce come fiumi, laghi, zone umide e talvolta in acqua salata. Sono animali carnivori che si nutrono principalmente di vertebrati come pesci, rettili, uccelli e mammiferi, molluschi e crostacei, a seconda della specie e dell’età. Tutti i coccodrilli sono specie tropicali che, a differenza degli alligatori, sono molto sensibili al freddo.
La forma del corpo dei coccodrilli presenti è adattata all’ambiente di vita in cui vivono, quindi il corpo è appiattito dorsoventrale e termina con una coda ampia e muscolosa che aiuta a nuotare o come timone. La bocca è ampia, dotata di una forte dentatura di forma conica. I coccodrilli hanno una lunghezza del corpo, a seconda della specie, da 1,20 a 7 m di lunghezza. Fossili di coccodrilli lunghi 12 m sono stati trovati attraverso gli scavi. Questi animali crescono per tutta la vita, ma con l’età, il processo di crescita diventa più lento, quindi i vecchi coccodrilli crescono solo di pochi centimetri all’anno.