L’India è uno dei paesi più affascinanti e misteriosi di tutto il mondo. Uno degli aspetti più sorprendenti è il puntino rosso sulla fronte delle donne indù, chiamato anche bindi. Tuttavia, cosa simboleggia il bindi e da chi viene indossato?
Origini del bindi
Il puntino rosso indossato anche dagli uomini
Come accennato in precedenza, anche gli uomini possono indossarlo. Nel loro caso, questo simbolo ha un significato religioso che varia a seconda delle loro credenze e della divinità che seguono. Ad esempio, tre linee bianche o grigie sulla fronte si riferiscono al dio Shiva e un segno a forma di U è collegato al dio Vishnu. Questi simboli sono chiamati, piuttosto, con il termine tilaka, che a differenza del bindi può essere dipinto su altre parti del viso, e sia gli uomini che le donne lo usano. Nelle cerimonie religiose e nelle offerte a qualche divinità è comune per tutti i partecipanti portare il simbolo di bindi o tilaka in onore della divinità.
Ci sono bindi in altri colori?
Un fatto curioso sul puntino che gli indù mettono sulla fronte è che può essere trovato in altri colori oltre al rosso. Nello specifico, c’è il bindi nero che viene usato dalle vedove come segno di lutto (anche se nella cultura indiana e indù bisogna indossare il bianco per mostrare lo stato di lutto) oppure si può abbinare il bindi in base al colore dell’abito che si indossa. Infine in molte feste tradizionali indiane, solitamente viene utilizzato un bindi speciale di colore dorato.
Come viene realizzato il bindi?
Il colore rosso utilizzato per realizzare il bindi si ricava attraverso diverse sostanze come:
Polvere: la tradizione vuole che si utilizzi della polvere colorata che successivamente viene applicata con il dito sulla fronte a formare il bindi. Le sostanze che vengono usate per realizzare la polvere sono cambiate nel tempo ma le più frequenti sono:
- Kumkum: polvere di curcuma rossa. La curcuma è una delle sostanze tradizionali più utilizzate per la creazione del bindi, in passato veniva mischiata con calce e altri ingredienti a base di erbe per creare la base per la pasta bindi;
- Pasta di sandalo;
- Ceneri (chiamati anche vibhuti);
- Zafferano macinato insieme al fiore di kusumba;
- Argilla;
- Ossido di zinco;
- Vermilion:un tipo di polvere contenente cinabro che è una fonte di solfuro di mercurio, un composto pericolosamente tossico;
Adesivo: viene realizzato tramite carta o resina ed è largamente usato oggi perché è più facile da applicare rispetto alla polvere tradizionale.
Altri materiali naturali: nell’antichità le foglie, i semi, la frutta e anche la fuliggine venivano utilizzati per creare i bindi.