Quante volte vi e capitato di concludere le frasi con uno dei simboli più famosi e usati al mondo: ? Ad oggi sarebbe inimmaginabile vivere senza gli emoji, le “figurine” che usiamo per trasmettere varie reazioni nell’ambiente online. Il primo di loro, lo Smiley, l’emoticon più utilizzato sui social network, ha raggiunto la “venerabile” età di 59 anni. Vi siete mai chiesti però chi lo ha creato e qual è la storia insospettabile che smiling face nasconde?
Il creatore del emoticon
Che ci crediate o no, l’icona dello Smiley (un cerchio giallo con una bocca a forma di parentesi e due puntini al posto degli occhi) conta quasi 60 anni di esistenza. Venne creato nel 1963, a Worcester, nel Massachussetts, dal graphic designer Harvey Ball, che lavorava, all’epoca, per la società “State Mutual Life Assurance”.
Dopo un periodo difficile e stressante che l’azienda aveva attraversato, Harvey decise di fare un bel gesto per i suoi colleghi, al fine di rallegrarli. Così, creò questa forma di sorriso e successivamente la mise sui 100 badge che condivise con i dipendenti.
Secondo le sue dichiarazioni, Harvey Ball avrebbe ricevuto $ 45 per l’immagine creata in solamente 10 minuti di lavoro. Oggi, l’importo sarebbe di circa $ 400. Per un’immagine che ha influenzato generazioni di giovani, la logica alla base della creazione è molto semplice – Ball disse che la faccina sorridente è un’opera senza troppe complessità nella parte posteriore: “Ho disegnato un cerchio con un volto che sorride su una carta gialla, perché era luminoso e ricordava la luminosità del Sole”.
La registrazione con lo slogan “Have a Happy Day”
Ma all’epoca, nessuno pensava alla possibilità di registrare il copyright, e quindi altri si arricchirono da esso. Nei primi anni ‘70, Bernard e Murray Spain, due fratelli di Filadelfia, registrarono la faccina Smiley con lo slogan “Have a Happy Day”. In meno di due anni, riuscirono a produrre e vendere milioni di prodotti come tazze, felpe, spille e t-shirt che avevano il volto sorridente disegnato su di loro. Il merito, va anche al periodo che stava affrontando l’America, impegnata con la guerra del Vietnam. Con l’umore sotto le scarpe, un semplice Smile giallo avrebbe strappato un sorriso anche al più diffidente.
Inoltre, appena un anno dopo il lancio di questo slogan, nel 1971, Franklin Loufrani, dirigente dell’azienda francese Smileyworld Ltd, non solo ha portato l’emoticon in Europa, ma ha anche registrato il marchio creando così il proprio impero che detiene i diritti in più di 100 paesi al mondo.
La diffusione del emoticon
In superficie, la faccina sorridente è semplice e produce uno stato di benessere, è facile da imparare e riprodurre. In certi contesti, produce una sensazione di gioia infantile. L’essenza del simbolo risiede, tuttavia, nel modo in cui è stato interpretato nel corso degli anni. Tra coloro che hanno contribuito a influenzare il simbolismo della faccina sorridente ci sono band come Nirvana e Talking Heads. Il simbolo “sorridente” si è fatto strada nella cultura rave degli anni ’80 e ‘90, finendo impresso su pillole di ecstasy e volantini DJ.
Così, il volto sorridente ha un doppio simbolismo: da un lato rappresenta un simbolo della controcultura, e dall’altro è l’incarnazione simbolica del consumismo americano. Il management di Smiley, che ha guadagnato 419,9 milioni di dollari nel 2017, afferma che la faccina sorridente è qualcosa di più di un simbolo, è “uno spirito e una filosofia”.
Ma non possiamo fare a meno di parlare anche del significato che la faccina sorridente ha al giorno d’oggi, sui social network. Molto spesso gli emoticon vengono utilizzati per comunicare più facilmente, per esprimere i nostri sentimenti, e non si limitano più ad un solo sorriso: grazie ad un prezioso dizionario, le emoticon propongono un nuovo linguaggio universale.