Sapete perché in molti supermercati il reparto della frutta e della verdura viene prima di qualunque altro? La disposizione non è casuale: dietro questa scelta, ci sono ricerche ad hoc. Vi starete chiedendo che legame ci sia, tra la parola nudging e la disposizione dei reparti nei supermercati, ma ora ci arriviamo… Un tema importante che collega i due fattori, è il comportamento psicologico di ognuno di noi. In particolare, le scienze comportamentali studiano in profondità i nostri atteggiamenti e le nostre decisioni, e possono influenzare inevitabilmente le nostre scelte. Oggi abbiamo una curiosità molto interessante di cui parlare. Cerchiamo di capire di cosa si tratta, e approfondiamo l’argomento “nudging”, per dare un’idea più precisa. Che cos’è il nudging?
La teoria dei “nudges” (dall’inglese spinta/pilotaggio), è uno dei fondamenti delle scienze comportamentali. Si tatta della disciplina che, grazie alle scienze del comportamento, spinge gentilmente le decisioni delle persone, verso opzioni più in linea con i loro valori, tutelando al contempo la loro libertà di scegliere. Ma il suo utilizzo nel marketing, tuttavia, solleva dubbi…
L’arte del Nudge o nudging, in termini semplici, è l’arte di dare una “spinta”, per portare qualcuno a fare una scelta, senza saperlo.
Questo, in teoria, è un sistema utilizzato per portare un beneficio all’individuo o alla collettività (disporre, ad esempio, frutta e verdura prima di altri reparti, serve per farvi scegliere prima, prodotti sani)… Ma può anche essere utilizzato solo per scopi di marketing o vendita. Vediamo, in sintesi, come è stata sviluppata questa pratica e come funziona.
Due forme di pensiero
1. Per capire come funziona il nudging, dobbiamo prima capire come funziona la nostra mente. Facciamo un piccolo esperimento. Guardate questa foto in alto: probabilmente avete già capito che la persona nella foto, è arrabbiata… Che magari qualcuno, gli ha comunicato qualcosa di spiacevole o semplicemente si ritrova a discutere a causa di una brutta notizia. E lo avete pensato, senza bisogno di rifletterci…
2. Ora provate a fare questa operazione a mente: 684: 4.
Quasi certamente, vi sarete fermati a pensare un po’ più attentamente, per risolvere questo calcolo. Bene… Questi due esempi ci permettono di dire, semplificando, che il nostro cervello avanza su due vie:
- Il pensiero rapido (sistema 1)
funziona automaticamente, come in “risparmio energetico”. Lo mettiamo in pratica, ogni volta che sentiamo un rumore e ci voltiamo bruscamente, in modo automatico. O ancora, quando la mattina non ci fermiamo a pensare se i calzini devono essere indossati prima delle scarpe, o quando leggiamo i cartelli pubblicitari luminosi poichè attirano l’attenzione, e dimentichiamo invece, quelli più piccoli che passano inosservati; - Il pensiero riflessivo (sistema 2)
è quello che dedichiamo a tutte le azioni in cui è richiesto un certo grado di attenzione. Ad esempio, quando cerchiamo di scrivere con la nostra mano non dominante (la destra, per chi è mancino), quando facciamo matematica e dobbiamo applicarci più intensamente, o quando dobbiamo riflettere perchè ci è utile stilare una dichiarazioni dei redditi.
La teoria e la pratica del nudging
I teorici di questo approccio, sostengono che è possibile modificare il comportamento umano in modo prevedibile, senza vietare o forzare le scelte che faranno… Ma solo attraverso il modo in cui vengono presentate le possibili azioni tra cui scegliere.
Serebbe forse più appropriato chiamarle scelte “indotte” o “canalizzate”… Come se fossimo davanti a un menù del ristorante: sceglierete un certo tipo di primo o di secondo, semplicemente perchè potrete scegliere solo tra QUELLI.
Ci sono molti tipi di Nudge, il più comune è quello utilizzato per avere una risposta di default. Applicare l’opzione predefinita infatti, significa impostare un’opzione che verrà scelta automaticamente, a meno che le persone scelgano attivamente di comportarsi diversamente… Qualche esempio?
Esempi di nudging
– Uno degli esempi più celebri è quello dell’orinatoio, con la mosca nella tazza del water. La mosca rappresenta un “bersaglio” per coloro che utilizzano il bagno e che, tentati dal desiderio di colpirla, urinano direttamente nel water, senza sporcarsi, né sporcare.
– Sappiamo tutti che, mangiare dosi eccessive di zucchero, fa male. Eppure, ci pensiamo davvero quando siamo di fronte al distributore di caffè, già preimpostato su 3 zollette di zucchero?
Probabilmente, se l’opzione predefinita fosse 0 zollette, ne aggiungeremmo noi, quante ne vogliamo in realtà. Ma una volta impostata una quantità standard, la nostra mente non pensa nell’immediato, di cambiarne la quantità (“è già zuccherato, che importa quanto?”). Se dovessimo scegliere noi stessi, quanto zucchero aggiungere al caffè, molti di noi sceglierebbero di consumarne meno…
Eppure, spesso, le nostre scelte automatiche, prendono il controllo senza nemmeno pensarci.
– Quando ritiriamo dallo sportello del bancomat, la ricevuta non viene stampata automaticamente, ma dobbiamo scegliere se farla stampare, o meno… Si chiama architettura della scelta, e permette, in questo caso, di salvaguardare il risparmio e il consumo della carta, inducendoci ad assumere comportamenti automatici, secondo le scelte di altri.
Se il bancomat avesse stampato le ricevute in automatico, l’avremmo presa senza fare un fiato.
– L’uso delle “frecce verdi” che ci indicano il cibo sano nei supermercati, e ci spinge a comprare più frutta e verdura.
Curiosità: le critiche al nudging
Il nudging non è ovviamente privo di critiche. La prima di queste è una critica, diretta a chi decide cosa è meglio per gli altri. Inoltre, l’uso di questo strumento, è entrato sempre più nei canali di marketing e vendita, perdendo di vista l’obiettivo teorico iniziale, volto al benessere della comunità.
Un esempio tra tanti? Quando veniamo a sapere che un articolo sta vendendo (“rimangono solo 3 articoli, affrettati!“), che sia vero o no, siamo spinti ad acquistarlo, più di quanto non saremmo stati, se non avessimo mai letto o ascoltato questa informazione specifica.